La spalla congelata (o frozen shoulder), nota anche come capsulite adesiva, è definita come “una condizione di eziologia incerta, caratterizzata da una significativa restrizione del movimento attivo e passivo della spalla, che si verifica in assenza di un disturbo noto della spalla”1.
La spalla congelata è dunque una condizione in cui la funzionalità dell’articolazione viene meno, sia in termini di forza prodotta, che in termini di movimenti possibili senza dolore, limitando soprattutto le faccende della quotidianità in cui la spalla viene maggiormente coinvolta.
Prima di addentrarci nell’analizzare la patologia della spalla congelata, richiamiamo qualche cenno di anatomia riguardante l’articolazione. La spalla è formata da tre articolazioni:
L’articolazione viene sorretta e mantenuta in sede grazie agli stabilizzatori, che possono essere passivi o attivi: le componenti passive sono i legamenti e la capsula articolare, che limitano passivamente i movimenti della spalla per mantenerla nei suoi gradi fisiologici; le componenti attive sono i muscoli e i tendini che volontariamente si attivano per stabilizzare ancora di più l’articolazione.
Inoltre ricordiamo il complesso della cuffia dei rotatori, composto da quattro muscoli che assieme stabilizzano la spalla e le permettono di eseguire movimenti in sicurezza.
La spalla congelata è caratterizzata da un’intensa infiammazione a livello della capsula articolare, provocando dei disturbi nei processi biochimici che possono portare a formazione di tessuto cicatriziale. Il tessuto cicatriziale si differenzia da quello specifico dell’articolazione, limitando così la funzionalità della stessa.
Il picco di incidenza si sviluppa tra i 40 e i 60 anni2, e il 20% dei pazienti sviluppa sintomi simili nella spalla opposta3-4.
La spalla congelata può essere di tipo primario o secondario:
Tradizionalmente, la patologia della spalla congelata passa attraverso 3 fasi distinte:
La spalla congelata è una patologia che cambia da persona a persona, provocando dolore e limitando il movimento dell’articolazione. La struttura Fisio10 è preparata per la gestione di questa patologia, affiancando figure professionali che collaborano per decidere il programma di lavoro.
Dopo un’attenta diagnosi eseguita dal medico competente, i primi trattamenti per risolvere la patologia vengono eseguiti dalla figura del fisioterapista. Nella fase acuta, dove c’è un forte dolore nel muovere l’arto, vengono eseguite delle mobilizzazioni passive (quindi eseguite dall’operatore e non direttamente dal paziente) in acqua, tramite l’idrochinesiterapia, oppure vengono effettuate delle mobilizzazioni passive sotto l’effetto di un sedativo dell’articolazione.
La parte fisioterapica è tendenzialmente la più lunga, la sua durata varia da persona a persona e lo scopo è quello di ridurre il più possibile il dolore, permettendo all’articolazione di riprendere i suoi gradi fisiologici.
Una volta che il dolore è minimo e si riesce ad eseguire la maggior parte dei movimenti con la spalla, si passa nella palestra di rieducazione funzionale. Qui degli specialisti dell’esercizio faranno eseguire dei movimenti con lo scopo di recuperare tutti i movimenti, di eliminare il dolore residuo e di permettere alla persona di tornare a eseguire le attività quotidiane dimenticandosi dell’infortunio alla spalla.
Come in ogni trattamento la mentalità della nostra struttura rimane sempre la stessa: la salute della persona al primo posto.
Fisio10 Srl Centro Medico Fisioterapico
Dir. San. dott. Francesco Greco Spec. in Ortopedia e Traumatologia
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